RIFLESSIONE



"Passeggiavo con due amici, il sole era al tramonto, e all'improvviso il cielo divenne rosso sangue. C'erano sangue e lingue di fuoco sopra il fiordo blu e nero della città. I miei amici proseguirono, io rimasi li, a tremare d'angoscia, e sentii un urlo infinito attraversare la natura" (Edvar Munch)


Mi sembra doveroso ed importante in questo mondo pieno di frivolezze e di distrazioni ricordare quello che é successo ad Oslo il 22 luglio 2011.
Un tragedia nella tragedia, una città colpita nel cuore e un lago fiabesco riempito di sangue di innocenti, non ci sono parole per descrivere quello che è successo.
Questo è quello che siamo diventati? questa è la nostra società, che accecata dall'odio e dal consumismo ha dimenticato i valori della vita comune?
Mi ha particolarmente colpito la dichiarazione rilasciata da una sopravvissuta al massacro dell'isola di Utoya citata da Vanity Fair e per questo la voglio riportare.

"Ho pregato, pregato pregato, sperando che Dio mi vedesse. Ho chiamato la mamma, le ho detto che non ero cerca che ci saremmo riviste, ma che avrei fatto il possibile per sopravvivere. Le ho ripetuto più volte che le volevo bene. C'era paura nella sua voce, piangeva, mi faceva male. Ho mandato un sms a papà per dirgli che gli volevo bene...
Ero distesa sopra una ragazza. Altri due ragazzi giacevano ai miei piedi. Il telefonino ha suonato più volte ma ho finto di essere morta. Sono rimasta immobile per più di un ora, nel silenzio totale. Poi ho spostato impercettibilmente la testa della ragazza per vedere se c'era qualcuno ancora vivo. Mi sono guardata intorno e ho visto sangue. Paura. Mi sono decisa ad alzarmi. Ero stata tutto quel tempo distesa su un cadavere, e due cadaveri erano stesi sopra di me. Avevo avuto un angelo custode...
Penso a quello che ho perso. Nell'inferno che c'è, e che c'era su quell'isola. Su una bella favola d'estate che è diventata il peggior incubo della Novergia" P.K.

Commenti

Post più popolari